La Biblioteca del Seminario Vescovile fu istituita negli anni 20 del secolo XIX dal Vescovo Mons. Filippo Giudice Caracciolo con l’attiva collaborazione dello scienziato illuminista molfettese, Arciprete Giuseppe Maria Giovene.
Costituita inizialmente dai fondi librari dell’ ex Collegio dei Gesuiti e dell’ex Studio dei Domenicani, fu arricchita dalle donazioni dello stesso Giovene e di Mons. Caracciolo, nonché dall’apporto dell’Abate Vito Fornari.
Nata con l’intento di favorire il processo di rinnovamento e la riorganizzazione degli studi ecclesiastici e, perciò, aggiornata e aperta alle sollecitazioni della cultura laica contemporanea, la Biblioteca svolse un ruolo determinante anche nella formazione culturale della società civile di Molfetta e del suo hinterland.
Tra il 1837 e il 1844 fu eretta, a ridosso della fabbrica del Seminario, l’attuale sede, dotata di un’ampia sala di lettura, intorno alle cui pareti fu realizzata una imponente scaffalatura in legno dall’ebanista terlizzese, Filippo Giacomantonio su progetto dell’architetto giovinazzese, G. Mastropasqua.
Nel 1887 furono promossi nuovi lavori di ristrutturazione e ampliamento e acquistati armadi adatti alla conservazione dei manoscritti.
Dal 1890 al 1891 il pittore molfettese, Michele Romano, ornò la volta con tempere illustranti le grandi epoche storiche della civiltà occidentale e i loro principali protagonisti.
Il patrimonio librario della Biblioteca è stato incrementato da lasciti provenienti da ecclesiastici e laici, tra i quali notevoli quelli dei Vescovi Achille Salvucci e Antonio Bello.
Attualmente la Biblioteca custodisce circa 47 mila opere, compresi manoscritti incunaboli e cinquecentine.
Particolarmente pregiati per il valore artistico e storico sono l’ “Officium Beatae Mariae Virginis”, manoscritto membranaceo del sec. XVI finemente miniato, e il “Libro Rosso”, manoscritto cartaceo, documento essenziale per le conoscenze delle vicende cittadine dal 15 giugno 1323 al 20 luglio 1507.
Biblioteca del Seminario Vescovile